IL MERCANTE IN FREVA.
Quei giochi di carte che gingobbè ocazz.
ieri sera ci siamo fatti la tradizionale cartiata a mercante in fiera.
lo sport ufficiale delle vacanze natalizie, considerando l'adrenalina delle vecchie, e gli schiaffi a votaraccio per posare le carte sul tavolo.
come mi piace quando arrivano le feste, lo spirito natalizio, e si cammuffa a gioco innocente, un azzardo spietato, cazzimmosissimo, rovinafamiglie.
dove la casalinga più morigerata bell e buono fa rialzi di venticinque euro.
dove avvengono scambi di carte silenziosi come il narcotraffico colombiano.
dove se ti esce la carta funghi e carote ti gratti le palle co lo spigolo del tavolo.
perché si sa.
funghi e carote ammarcano a peste in un modo allucinante.
mai quanto però la giapponesina, che fu raccolta dal mazzo dal capitano schettino un istante prima che la costa concordia toccasse gli scogli.
non è na questione razziale.
non sono razzista, osinò non usavo le carte dal negro.
(le carte dal negro paradossalmente sembrano essere state ideate da mussolini.
c'è l'ancella, praticamente la schiava, che è per l'appunto dipinta come a na negra che trasporta pesanti pacchi contenenti borse pezzotte, e sta scappando dai guardi su via roma.)
e quindi, dicevo.
la giapponesina è la morte della ciorta.
si narra che nessuno abbia mai vinto co la giapponesina.
così come col lattante.
il lattante quando ti esce stai tutto speranzoso.
forse perché ti dà l'idea di una nuova vita, di una bella notizia.
però il lattante è un claudio ranieri, un tassotti, cioè, un eterno secondo.
il beduino invece è un ottimo outsider.
ma solitamente la carta vincente è l'ananas.
perchè non se la caca nessuno e intanto un terzo posto te lo pigli quasi sempre, e ti rende pure lo sperma più dolciastro.
però ieri sera è successo un fatto assurdo.
so arrivato secondo, e mio fratello primo.
ci siamo abbuscati centoventimila euro in gettoni d'oro e pandori.
ma la cosa bella è che avevamo solo una carta in mano, quella che ti compri all'inizio per giocare, ebbast.
perchè, mentre gli altri si sputavano le rasche addosso per aggiudicarsi lotti di tre-quattro immaginine, noi imperturbabili pensavamo alla fame nel mondo, alla crisi, alla deflazione, e abbiamo preferito non partecipare a queste aste fraticide.
e quindi boh, abbiamo vinto.
(sto usando ste formule dementi tipo e quindi boh per provare a capire che significa scrivere come una studentessa della bocconi.)
ma un ulteriore elemento paradossale è la carta con cui ho vinto.
la micia.
solitamente non sono un gattaro, anzi.
non mi piace quell'atteggiamento del gatto che ti fa capire che per lui non conti un cazzo.
io se mi porto un animale a casa lo faccio solo perché ho bisogno di sentirmi importante per qualcuno, altrimenti che cazzo me la metto a fare na bestia che caca e piscia negli angoli.
ma soprattutto, odio l'uso indiscriminato che si fa di essi per ricevere mipiace sui social network.
gatti sulle scrivanie affianco a tazze di starbaks, gatti sui mobbili affianco ai cd di mannarino, gatti accovacciati nei bidè affianco ai cd di mannarino, gatti ai concerti di mannarino.
insomma gatti p tutt part.
e intanto, so arrivato secondo grazie a un micio.
sempre per la legge del contrappasso, mio fratello ha vinto co la carta della castellana che si fa un autoscatto col musso a pucchiacca, vir tu 'o munn.
ciao.
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