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I BAMBINI SO IL NOSTRO FUTURO.
(O almeno così va dicendo la gente, da centomila anni.)


i bambini so il nostro futuro.

che pò sto fatto lo si dice da sempre, e il futuro fa semp cchiù schif.
ma vuò verè che il pobblema so popio sti bambini.

ma comunque.
ieri sera ero in una pizzeria.

a fianco a noi c'era un tavolo co na parente di uno dei camerieri.

assieme a lei, un bambino di sei-sette anni.
e poi, un passeggino, che ospitava un criaturo di dodici-ventiquattro-trentasei mesi.

(non so mai stato bravo a capire l'età dei criaturi.
solitamente lo chiedo direttamente al criaturo.
scusa ma quanti anni hai.

se lui mi dice sopra i cinquanta, io capisco che è na palla e che quindi è molto piccolo, perchè tutti i bambini molto piccoli so buciardi.
se invece non mi risponde, allora significa che egli è muto, e proverbialmente solo la mamma lo può intendere.
se invece mi risponde un'età esatta tipo quattordici mesi e mezzo, allò capisco che mi ha risposto direttamente la mamma e che ella è ventriloqua.)

in questo caso mi sono soffermato assai sulla mamma.

na signora sulla sessantina che poteva tenere però ventiquattro anni, colma di tatuaggi a cazzo fatti da na carcerata col parkinson, dal cavalluccio marino ai baci perugina dietro al collo.

ella fumava mabboro morbide in faccia al bambino di sei-sette anni, che comunque tra due-tre anni avrebbe iniziato a fumare, quindi sciolt.

a un certo punto, avendo finito la pizza, ella richiama l'attenzione del suo parente, quello che faticava come cameriere.

GERO' GERO', VIEN CCA'... GUADD C T FACC RICERE ADDU STU SCURNACCHIATO... (e rivolta verso il criaturo più piccolo) DICI, DICI A ZIO TUO... LAAATRINA... VAI, DINGELO... LAAATRINA.

e lo zio-cameriere a sua volta incitava il criaturo.
VAI, VAI, COME DEVI DIRE A ZZIO... DICI... LAAATRINA.

DINGELO... LAAATRINAHAHAHAH... DINGELO A ZIO.

VAI... CHE DEVI DIREEHEHEHEH... LAAATRINAHAHAHAHAH... CHE COS'E' ZIO, NE'... DINGELO.

VAI DICI... LAAA... DINGELO... LAAA... LAAATRINAHAHAHAA.

GUARDA... E' ZIO... CHE COS'E' ZIO... DINGELO... LAAA... LAAATRI'... LAAATRINAHAHAH.




il bambino non diceva na parola.
non si muoveva.

probabilmente stava riflettendo sul fatto che i suoi parenti dedicassero un tempo infinito a insegnargli maleparole come LAAATRINA, che lui era obbligato a ripetere a pappagallo per obblighi contrattuali di show-business.

le ore sane, ma a pro di che.
nulla di educativo.
nulla di realmente utile per la sua futura vita in società.

che se ammagari avessero perso lo stesso tempo a spiegargli come si aprono le bmw e le audi, o rompere il servosterzo, o attaccare i contatti, o a rubbare i chiocciola a spinta, almeno un giorno si sarebbe trovato na fatica.

e invece probabilmente sarà uno di quelli ai quali se la fotteranno, la bmw.

e l'unica soddisfazione, una volta constatato il furto, sarà solo quella di rendersi conto che saprà pronunziare co la dovuta enfasi, la giusta cadenza, e l'esatto contorno di gesti, na cosa tipo merò s'hann futtut 'o biemmevvù, ma c LAAATRIN'.
ciao.


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