PULISCI MILANO.
I tre pobblemi della metropoli lombarda, secondo me.
da quando so piccolo gira sta voce che milano è assai grigia.
ci so stato questo weekend, e ho acchiappato certe giornate incredibili.
mancavano solo gli spaghetti e il mandolino, e potevo pensà di stare a margellina.
(i luoghi comuni, così come gli strumenti musicali comuni, non tengono senso.
perchè penso che non vedo un mandolino a napoli dai tempi dell'orchestra di renzarbore, che è di foggia.)
i pobblemi di milano, secondo me, so ben altri.
cioè complessivamente milano è na granda città .
strade larghe, marciapiedi larghi, piste ciclabili senza passeggini, bucchine appriparate, ricchioni sistimati, tram, tram, tram.
però i pobblemi di milano so tre.
pobblema numero uno.
i semafori.
milano è una metropoli in mano alla lobby dei costruttori di semafori.
i quali hanno imposto l'installazione di lanterne semaforiche ad ogni angolo della città .
regolano qualsiasi cosa, incroci, passaggi pedonali, il battito cardiaco, il respiro dei milanesi, quando possono parlare e quando no.
e se il primo semaforo che hai acchiappato era rosso, hai finito di fare.
perchè sei entrato in un tunnel di stop-and-go che ti trasformerà automaticamente nel benzinaio dei ponti rossi, ma quann sanghe 'e chivammuort pozz passà , nè.
pobblema numero due.
i paninari.
i furgoncini dei panini, la categoria fiore all'occhiello dell'imprenditoria vesuviana, è al contrario uno dei punti deboli della milano da bere.
che se no evidentemente la chiamavano la milano da mangiare.
il panino co la salamella.
che per loro è na sasiccia, ma in realtà è nu iustell coi pezzi di grasso di gnù.
pò ti chiedono che ci vuoi dentro.
e allò guardi la vetrina e tengono solo due contorni, ovvero un vassoio di puparuoli e un buccacciello di funghi.
a volte i friggiarelli, che forse so broccoli.
e tu gli vorresti dire sient fratè, ma m stai sfuttenn nè.
pobblema numero tre.
quell'inaccettabile articolo davanti ai nomi.
la tizzy, la vale, la sabri, la marghe, la putty, la porchy, il giorgio, il checco, il ario, il pesce, il figa, il cazzofiga, ecc.
un incontro tra na recchia e na zucculona tuttappriparata fuori al duomo può trasformarsi in un'orgia di particelle grammaticali, diminutivi ghei, e piuttosto che usati a cazzo.
e allò tu potresti dire embè, ma pure a napoli teniamo qualche modo di dire strano.
e io ti direi sient fratè, pienz a m fà 'o panino, nel pocchetta completo ci metti il gordonblè, i camberetti, due zucchine a scapesc, n'appoc, eh basta, e giusto due carciofini sott'olio, sisi quelli grigliati, e ti pago pure una pozzione di patatine e poppettine, e na birra ross, nono, no il colore, dico la peroni crande, tieni presente 'a peroni piccerella, eh, a me dammi chella ross, oipeeè la crandeee, abbuò jà , ramm sta birra ross, merooò n'atu semafaro russ, ma c sanghe 'e chivammuort, ciao.
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